Strascichi

Forse ho urlato.
Non ne sono sicuro.


Non sento nessuno arrivare, le coperte frusciano quando mi muovo. Sottili lame di luce trafiggono incuranti la penombra della mia stanza.


Eppure mi sembrava di aver urlato.
Mah.


Il sogno è assurdo.
Con i miei abbiamo appena preso una casa nuova. Non è nuova, è una casa rialzata con la base a uno o due metri da terra, appoggiata sopra alle fondamenta, che ospitava una vecchia fabbrica.
Ci sono dei vetri in tutto il perimetro, tra la base della casa ed il terreno, per far entrare la luce nella fabbrica sottostante.
La casa è enorme.
Ha solo due piani, il piano terra ed un altro, ma è enorme.
E' altissima.
Incombe su di me e copre il cielo.


La cosa strana è che intorno non c'è niente.
Niente.
Pianura d'erbacce stempiate, ovunque si riesce a vedere la terra sotto l'erba. Nessuna montagna in lontananza, nessuna strada per arrivare.
Io sono lì e basta. So che i miei stanno guardando la casa insieme a qualcun altro, il venditore forse, e sono dentro, ma non li vedo nè li sento. Forse non ci sono nemmeno.
Faccio un giro, e la casa mi piace. E' strano, pensandoci ora non mi piacerebbe assolutamente, forse la casa sopra ha il tetto in legno, ha qualcosa in legno ma i muri sono scuri, grigi.
Però mi piace.


I vetri, tanti quadrati di si e no mezzo metro di lato separati tra loro da una griglia metallica, sono impolveratissimi, dall'interno. Si intravedono ragnatele e, sfocando lo sguardo, enormi macchinari scuri, quasi facenti parte del pavimento interrato all'interno, inutilizzati da chissà quanto.
Fuori c'è un tempo molto irish, il sole va e viene, c'è molto vento, fa fresco e ho una maglia.
Faccio il giro della casa pensando a cosa mi potrebbe servire tutto quello spazio, una volta tolti quei macchinari che non so a cosa servano.


Arrivo ad una scaletta di cemento che porta dopo tre o quattro gradini ed una svolta di novanta gradi a sinistra, ad un corridoio corto, in penombra dato che ha l'accesso sull'esterno senza porte nè altro. Sul fondo, nella parete a sinistra, si vede una porta che evidentemente porta all'interno della zona sotto la casa.


Ho solamente fatto i gradini iniziali, e guardo il corridoio da qui, senza addentrarmi. C'è un gatto.
O forse sono due.
Sono sicuro che fossero due, ma ne vedo solo uno, che mi guarda. E' tutto nero con le parti finali delle zampe e la punta della coda bianche.
Lo chiamo.
Passa vicino al muro, sale le scale e se ne va.
L'altro gatto, che non ho ancora visto, se n'è già andato. Ne sono sicuro.


Inizio ad avere un pò di inquietudine. Chiamo i miei, per fargli vedere la mia scoperta e magari darci un'occhiata.


Mentre li chiamo torno nel prato.
C'è un tizio con un berretto marroncino/grigio, sembra una coppola. E' giovane, sui trentacinque anni, la barba di uno o due giorni, leggermente rossastra, il cranio rasato da non più di una decina di giorni. Il volto è leggermente appassito, ma lui sorride e mi guarda.


Mi avvicino, non gli chiedo chi sia nè da dove venga, mi fa piacere incontrare qualcuno.
Sempre più assurdo.
Gli chiedo che cosa fosse quella fabbrica lì sotto, perchè sono sicuro che un tempo fosse una fabbrica e la casa sopra serviva per ospitare i padroni.


Lui mi risponde che non lo sa.
Però mi dice: "Penso tu abbia già visto l'interno. Ci sono un sacco di anfratti lì dentro, che sono tanto belli per cose intime con una ragazza."
Sorridiamo e ridacchiamo insieme. Lui incrocia le braccia.
Si fa serio.
"Però fossi in te non ci entrerei."
"Perchè?"
"Vedi quella porta blu?"


Sul muro, un lato della casa, appare una porta blu che non ho assolutamente visto prima. E' una porta tagliafuoco, totalmente in metallo, pesante, sullo stile di quelle grigie pesantissime, con la maniglia nera di plastica per aprirle.
Però è blu.


E' socchiusa di pochissimo, di pochi centimetri.


"Sì. E allora?"


"Se ti avvicini, si sentono strani rumori. Ma non solo."
Lo sguardo di lui ora è serissimo. Qualche lineamento cede alla paura, ma non si scompone.


"Se ti avvicini, a volte puoi sentire urla. Umane."


Ora sono io che sono serissimo, quasi non ci credo.
Ci avviciniamo insieme. Io dal lato delle cerniere della porta, lui dall'altro, ma restiamo staccati dal muro.


Sono vicino. Per qualche secondo non si sente niente.
Poi, un clangore, ed un altro. Come se qualcuno spostasse o facesse cadere cose enormi, cose in ferro.
Macchinari.


Poi, urla.
Umane.
Un urlo straziante, ed un altro subito dopo, di due voci maschili diverse.
Un altro ancora.
Rimbombano ed hanno un'eco innaturale.


"Hai sentito?" mi chiede lui.
"Sì."


Poi, sono da solo, e la porta è meno socchiusa. La voglio chiudere, e sopra adesso c'è un chiavistello a scorrimento, e sul muro un'asola in ferro dove farlo entrare.
La voglio chiudere in fretta, la sbatto e ci riesco.
Le urla continuano, inquietanti e terribili.
Sento passi e altre urla.


Mi accorgo che per chiudere il chiavistello dovrei tirarla un pò indietro, verso di me, perchè è troppo avanti.
Cerco di riaprirla, ma dopo averla tirata indietro di pochissimo qualcosa, come una corrente d'aria fortissima, la richiude, impedendomi di aprirla.


I passi, che ora corrono, continuano.
Le urla umane maschili, anche. In un'eco sempre più innaturale.


Cerco per altre due o tre volte di riaprirla per bloccare il chiavistello, ma la corrente d'aria me la richiude tutte le volte. Sento chiunque sia che corre sempre più vicino.
Quando penso di avercela fatta, e sto per chiudere finalmente il chiavistello, qualcuno spinge da dentro la porta, non di molto, ma abbastanza per far passare una persona.


Sono bianco di paura, e il cuore martella.


Si affacciano all'improvviso, di scatto, due mani rovinate e una testa di donna, sporca, coi capelli di chi non li lava da tempo, biondi, e un'espressione quasi tranquilla, solo leggermente impaurita.


Mentre realizzo, e so, in una frazione di secondo, che se dovesse uscire completamente sicuramente vedrei qualche cosa di terribile, braccia o gambe mozzate e sangue ovunque, e lei che mi si aggrappa addosso per chiedermi aiuto per poi venire trascinata inesorabilmente dentro, mentre vedo tutto questo quando la guardo negli occhi,


guardandola apparire di colpo,


urlo.


4 commenti:

  1. Érola

    madonnamiia che angoscia O_o

     
  2. Diego

    già =( è stata proprio una notte di cacca, giuro!

     
  3. Unknown

    l'ho sempre detto che la peperonata di tua madre ha qualcosa di anomalo
    :P Sbi

     
  4. Diego

    ehhh io quella peperonata non la digerisco proprio!!

     

Posta un commento